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Fiaccole
“E ogni fiammella non era che la centesima parte di una sola luce, la centesima parte di una sola idea”
Xenia Marinoni


fiaccolata

Il ritrovo, carico di pathos ed emozione, alle 21 davanti al Consiglio comunale, era ai margini di piazza Trento e Trieste. Alle 21 il cielo d'estate non era ancora scuro, la giornata era stata calda e a lunghi tratti afosa: la sera portava ancora con sé gran parte del calore diurno, che rallentava l'arrivo delle tenebre e le ovattava in un clima morbido e denso. L'insolito assiepamento di persone ai piedi del palazzo comunale destava attenzione e non passava di certo inosservato... non si trattava, già al primo sguardo, dell'usuale passeggio serale estivo, a cui il centro di Monza è correntemente abituata. Erano persone che con la loro presenza volevano manifestare un dissenso, tanto forte e perentorio nei messaggi, quanto cortese e composto nei modi: basta cemento nella terza città della Lombardia, basta ad un'edilizia e ad un'urbanistica votate alla speculazione. Con l'arrivo del buio tante fiaccole si accendevano con intensità e passavano di mano in mano, veloci… come tante lucciole che sprigionavano mille brillii nel tepore della notte. Su, nei piani alti del Comune, stava iniziando l'ennesima seduta di Consiglio; giù in piazza moltissime persone si erano date appuntamento per camminare insieme e dire che non è possibile tacere davanti alla “colata di cemento” di una “variante assassina”. Più di 250 persone stavano sfilando per chiedere alla giunta Mariani di fermare quel terribile e nefasto progetto, voluto più ai piani alti di Roma che a quelli brianzoli (come spesso accade a chi ha limitata indipendenza territoriale e ne sbandiera una, fantomatica, solo di facciata, ma che non ha proprio nulla di sostanza). La sagoma alta e compatta del palazzo dell'UPIM guardava incuriosita questa sfilata luminosa, e per “simpatia” e tutta risposta illuminava diverse proprie finestre, che parevano tanti occhi sorridenti; la lunga e severa facciata del Liceo Zucchi, invece, indaffarata e stanca per il lavoro “extra” degli esami di maturità, seguiva la manifestazione distesa e un po' assopita.
Comitati, Associazioni, Partiti, liberi cittadini: erano tutti in corteo, senza distinzioni, senza divisioni, per un obiettivo comune. Il caldo lume delle fiaccole riscaldava ed illuminava Monza… Monza già illuminata dalle insegne, dai lampioni, dalle lampade degli edifici... ma questa volta veniva accesa da una luce nuova e risvegliata da un torpore durato anni, sopportato per troppo tempo: torce, non erano fiochi lumi, ma fiaccole di luce, alimentate dal vento, quello del cambiamento. Nella società della globalizzazione delle merci ed dell'individualismo dei rapporti umani, pare sempre più difficile la partecipazione ad intenti che si traduca in iniziativa, per mancanza di tempo ed organizzazione. Ma giovedì 30 giugno, nel centro cittadino, si è data una prova diversa... sul far della sera è stata scritta una pagina nuova, una pagina che sa di futuro. Una sfilata morbida e vellutata che emanava chiarore tutt' intorno, entrando nella piazza dove i passi sonanti si fondevano ai sospiri, mentre la rigidità del palazzo comunale, che si stagliava cupo, muto ed austero dall'altro lato della piazza pedonale, pareva tanto ossimorica da risultarne quasi straniante… Ma più di 250 persone che sfilano per le vie del centro cittadino non è spettacolo usuale e mentre il serpentone luminoso procedeva, passando per via Italia, si infoltiva e raccoglieva partecipanti, creando una rete unica, compatta. Sfilava ai piedi di Santa Maria in strada, in ordine e quasi in silenzio, svoltava veloce ritornando in piazza Trento e Trieste, per poi proseguire, invece, di gran carriera in piazza Carducci, dove le fiaccole , ora deposte lungo il ciglio della strada, venivano mosse da un lieve refolo d'aria che pareva quasi accarezzarle. Gli amministratori, nel frattempo, affacciati tra le ombre dei balconi, sentivano tramutare l'iniziativa in vibrante protesta e si schermivano, deviando gli strali verbali che, con riguardosa eleganza ed affabile eloquenza, superavano già il livello dell'asfalto.
Nel frattempo l'orologio appuntito del Comune batteva le 22.30, quando Monza si stava già chiudendo ad un'altra notte, una notte d'estate, ma si scopriva diversa e non più prigioniera di questa giunta senza progetti, senza futuro… allora si udivano suoni acuti e brontolii sordi provenire dalle finestre più alte, ancora sveglie, poi mormorii di voci lontane, voci sommesse, quasi interrotte... fruscii... poi più nulla, sul far della notte...

Xenia Marinoni



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  1 luglio 2011